07 ottobre 2016

Spoon River nell'ex manicomio di Ancona ( CRASS)


CRASS di Ancona: ex manicomio psichiatrico
Stavo parcheggiando l’auto quando una nuvola s’è spostata e ha lasciato passare un raggio di sole che ha fatto risaltare ogni piccolo rilievo, fessura o asperità del muro distante pochi centimetri dalla portiera. Si è così materializzato all’improvviso un patchwork di mattoni lunghissimo, proseguiva anche sui muri contigui, con su incise migliaia di forme geometriche, righe orizzontali verticali e tonde, cifre, date, sequenze numeriche, forme reali e immaginarie, frasi.

I muri sono quelli dell’ex manicomio di Ancona ( oggi è un grande contenitore di servizi pubblici: il CRASS) che delimitavano sia i padiglioni che gli spazi verdi (clicca qui), allora separati gli uni dagli altri, dove i pazienti potevano uscire nelle belle giornate. 

I graffiti sono stati incisi dai “matti” in chissà quanti anni su migliaia di mattoni a partire da terra su fino a quasi due metri di altezza, in alcune aree non esiste un solo mattone inciso.

I graffiti incidono le pareti di tutto il padiglione
La freccia blu indica il luogo dove ho scattato le foto ma i graffiti sono presenti anche in altre aree (ho controllato solo alcune pareti del lato sud) in alcune delle quali prevalgono nomi, date e frasi scritte a matita nella maggioranza dei casi, però, parzialmente coperte con altri segni. 

La planimetria del manicomio antecedente al  1971 :  la freccia blu indica l'area dove ho scattato le foto


Una  corriera degli anni  '40 ?



La mitica corriera Fiat 626 , non è la stessa del graffito?

Solo sequenze numeriche?

Non sembra la sagoma di uno dei tanti padiglioni tutti uguali del manicomio?

Un padiglione dell'ex manicomio di Ancona
Oggi, camminare tra quei padiglioni ti emoziona, avverti che un popolo di etichettati come diversi e quindi pericolosi è vissuto lì segregato dal resto del mondo chissà per quali motivi e chissà per quanto tempo, di sicuro alcune persone a vita.
Senti di vivere in una specie di Spoon River dove però i segni della vita vissuta sono reali, incisi, forse urlati, su migliaia di pietre e che, se studiati, potrebbero raccontare delle storie anch'esse vere. Speriamo che i probabili futuri restauri e ammodernamenti abbiano rispetto per queste tracce e le proteggano.



11 commenti:

  1. solo una parola: commovente … anzi anche un'altra: invidia della tua scoperta. Mo' ci vado anche io. Se non sono piccole storie nella pietra queste...

    RispondiElimina
  2. Grazie Bruna. Alcuni consigli: ti conviene andarci tra le 10 e le 12 quando il sole è alto sopra i tetti, indossa scarpe sportive e pantaloni perché alcune aree sono lasciate a se stesse con erba alta vetri rotti e deiezioni di piccioni, una lente d'ingrandimento e una piccola pila ti saranno utili per decifrare le scritte sempre poco visibili in un paio di padiglioni. Buona...caccia!

    RispondiElimina
  3. Quel tempo di dolore che ha attraversato il tempo

    RispondiElimina
  4. Testimonianze monto forti... grande scoperta. Sperando, come dici tu Leo, che futuri restauri proteggano queste incisioni.
    A presto!

    RispondiElimina
  5. E tu ti complimentavi con me per la capacità di osservazione? Tu ne hai altrettanta, se non di più. Che splendida scoperta hai fatto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Meglio non rispondere alle provocazioni :) ... grazie Silvia.

      Elimina
  6. Incredibile l'armonia complessiva del mosaico composto delle singole tessere di queste spontanee espressioni artistiche figlie della sofferenza. Davvero una testimonianza da tutelare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chissà se la stessa cosa si ripete in altri manicomi.

      Elimina
  7. Sono sicura che queste scoperte succedono a te perche sei una persona con una particolare sensibilità a percepire ... Non è un caso. Sono ammiratrice di queste pubblicazioni tue. Un abbraccio.

    RispondiElimina