02 ottobre 2017

I caprioli nella Cervara di Cingoli

Ricordo quel giorno d'agosto come uno tra i più bollenti, interminabili. La sospirata notte tardava a uscire malgrado le galline fossero già rientrate e i colori tramontati.  Il campo di Giovanni disegnava oramai una netta linea d'ombra tra la terra e il cielo in attesa delle stelle. Anche la brezza di monte temporeggiava strusciandosi tra i rami più alti delle querce, solo qualche raro sbuffo dal profumo di bosco e stallatico solleticava i nostri pori affamati di fresco. Le parole stanche, sedute in cerchio tra quattro amici, e i pochi suoni della Cervara sembravano sospesi in attesa di qualcosa d'indefinito; nella terrazza di Ugo anche il tempo faticava a scivolare via.


All'improvviso, davanti a noi, su quel cielo diventato lo schermo di un teatro d'ombre, apparvero, una dopo l'altro, una mamma capriolo e il suo cucciolo. Camminavano lentamente, con tranquillità. Si guardavano attorno e poi rovistavano con i loro musi la poca vegetazione rimasta dopo l'aratura. La madre ci scrutava con l'erba tra le labbra ma restava indifferente, noi eravamo troppo distanti per rappresentare un pericolo.
Il netto chiaroscuro ci permetteva di intuire il movimento di ogni muscolo, di ogni singola giuntura del corpo. La bellezza e l'armonia di quelle due figure arrivate chissà da quale nascondiglio ci  ammutolirono. Ci rapirono. Per tutta la sera, anche dopo la loro uscita di scena, avremmo potuto fraternizzare con chiunque, anche con le zanzare di passaggio, e inventarci il Cantico delle creature se qualcuno non lo avesse già scritto.

Caprioli nella Cervara di Valcarecce di Cingoli
La Cervara è un nome antico, descrive l'unico tratto pianeggiante della valle del fiume Musone sotto Valcarecce a est del lago di Cingoli. A parte alcune case coloniche sparse qua e là con brandelli di terreno coltivabile a strapiombo sul fiume, tutto il resto è macchia mediterranea addossata sulle colline circostanti con vista sul monte San Vicino. È una specie di oasi naturale. Il suo nome, la Cervara, è abbastanza esplicativo su quali animali l'hanno da sempre popolata.

Caprioli nella Cervara di Valcarecce di Cingoli

5 commenti:

  1. Accidenti! Ma che bello, come hai scritto bene! Che meraviglia il primo paragrafo mi ha davvero colpito... le parole stanche, la brezza che si strusciava... ma che belle immagini non usuali e soprattutto non enfatiche. Dai Leo scrivi che anche una sera un po' noiosa raccontata così diventa un evento. In fondo i caprioli sono quasi un pretesto

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    1. Grazie Bruna. Quindi si scrive anche per il piacere di giocare con le parole al di là dei contenuti. Vale anche per la lettura: leggo per scoprire come l'autore manipola la grammatica per farci emozionare e la trama è un pretesto quindi. Non ti nascondo che per me è stata una scoperta recentissima e ho iniziato a rileggere i libri con questa nuova prospettiva, appassionante come la trama di un giallo.

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    2. veramente intendevo dire che se si sa raccontare come hai saputo tu e entrare sotto la superficie delle cose come hai fatto tu si può anche parlare di qualcosa di normale, persino di banale, e farlo diventare un'esperienza, portandoci tutti lì con te, sulla terrazza di Ugo, dove anche il tempo fatica a scivolare via... Però ammetto che sono stati i caprioli a darti la spinta. Ciao fra

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  2. Bellissimo racconto.. sembrava di essere lì con voi, a godersi l'inaspettato regalo della natura!

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    1. Valeva la pena di trovarsi nella Cervara quel giorno, Fortis, anche per gustare i fichi maturi dolci e succosi come raramente accade...bastava allungare la mano.

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