E' una finestra come tante, vecchia, con un bel panorama, ma sempre di una finestra si tratta. Già, ma guardate la foto qui sotto: è la stessa finestra con le ante chiuse. Sul davanzale interno e per tutta la sua lunghezza scorre una scanalatura che al centro comunica con un piccolo foro. E' stato un accorgimento tanto semplice quanto ingegnoso utilizzato fin quando spuntarono i doppi vetri e gli infissi a prova d'intemperie. Sì, perché prima di quelle invenzioni dalle finestre chiuse entravano sia il vento che la pioggia. Al vento era difficile opporsi, i vetri sottilissimi sbattevano sui loro incastri ed entravano sbuffi d'aria da tutti i lati. L'acqua invece, non era un problema, anche se sgocciolava da ogni interstizio, cadeva in quella scanalatura e defluiva poi all'esterno da quel piccolo buco.
Nella casa di campagna dei miei nonni le finestre erano tutte così: leggere, sgangherate e permeabili ad ogni evento naturale. E tutte con quel piccolo foro che, per vederlo, ero ancora così basso da dovermi alzare sulle punte dei piedi. Ricordo che da quel buco filtrava, con lo spiffero, anche l'odore della stalla sottostante ma anche la paura che da lì sarebbe entrato ogni tipo di animale fantastico. Era diventato una specie di giocattolo quel buco: quando ne avevo paura lo chiudevo ma poco dopo toglievo il tappo di carta compressa e sfidavo il...destino.
Devo a questo casolare abbandonato il riaffiorare dei ricordi che avevo dimenticato in chissà quale cassetto.
Lo scoprimmo per caso la scorsa estate, gironzolando tra la storia e le colline di San Severino Marche (MC), attirati da uno strano camino svettante tra la vegetazione incolta.
Le porte erano aperte così da fuori potevamo vedere la grande cucina, il corridoio e intuire la disposizione di altre stanze. La casa era abbandonata e sotto il rischio di crollo (le travi del soffitto erano lesionate), ma la bellezza del grande camino, il pavimento decorato, i tanti oggetti sparsi ovunque e, diciamolo, il richiamo della nostra infanzia ci hanno fatto entrare, comunque. Prima solo nell'ingresso, poi sempre più in là nelle altre stanze, in punta di piedi e in silenzio all'inizio, con più scioltezza e con qualche esclamazione dopo. Ma sempre con attenzione e pronti al fuggi fuggi in caso di necessità.
ma che tristezza una tale bellezza in stato di abbandono :(
RispondiEliminaE poi le congetture che ti vengono in mente quando intuisci che l'abbandono di quella "roba" avviene in sincronia con quello delle persone che lì ci abitavano. Brrrr!
EliminaAnche me interessa troppo, soprattutto quando viene generato un log così dettagliato e fotografie cosi buone come tu hai fatto. Come sempre, i tuoi articoli sono un lusso. Grande abbraccio, Leo.
RispondiEliminaI miei post sono un lusso? Grazie! D'ora in poi quando scriverò un post lo farò sempre in giacca e cravatta
Eliminatanto per aggiungere un po' di fashion. Ciao Itala-Patzy.
La curiosità di esplorare vecchi casolari abbandonati è tanta anche per me, adoro entrare e osservare per quanto si può, la vita che si faceva fino a non molti anni fa, constatare i racconti dei genitori e dei nonni con quello che vedo.
RispondiEliminaBel post e gran bel casolare, dalle immagini non sembra così sgangherato.
Ciao Leo, a presto.
Lo è, lo è sgangherato! La travi del piano terra sono tutte lesionate in modo grave, se non interverranno per puntellarla la sua sorte è segnata. Purtroppo!
EliminaCiao Barba.
Mi verrebbe la curiosità di conoscere la sua storia. Bel post.
RispondiEliminaUn abbraccio
Grazie Kylie, a presto. Ciao.
RispondiElimina