23 dicembre 2020

Trittico degli Ottoni: Natività - Matelica, Museo Piersanti

Museo
Natività, Luca di Paolo e Lorenzo d'Alessandro

Questa Natività dipinta nel 1475 è una delle innumerevoli opere d'arte disseminate in tutto il territorio marchigiano spesso dimenticate o sconosciute, il perché oramai lo sappiamo tutti. Non fa eccezione il museo Piersanti di Matelica che è un concentrato di testimonianze artistiche concepite e prodotte per questo territorio. Una perla, insomma. Eppure, anche se abito poco distante, c'è voluto un appuntamento canoro lo scorso fine anno per avere l'opportunità di visitarlo. Giusto in tempo, tra l'altro, perché il giorno dopo sarebbe stato chiuso per consentire la messa in sicurezza dell'edificio parzialmente lesionato dal terremoto. E' tuttora in lockdown, come noi. 
Per saperne di più ecco i link per il Museo e per il Trittico.

Auguri, cari amici, per un sereno Natale, e che anche la Bellezza ci sostenga in questi difficili momenti.






20 luglio 2020

Il Giglio Martagone e la Croda Rossa di Sesto

Sesto, Prati della Croda Rossa  -   Giglio Martagone (Lilium Martagon)

Ci sembrava impossibile che il Giglio Martagone (Lilium Martagon) potesse sopravvivere a 2000 metri di altezza: i suoi petali ripiegati, gli stami all'ingiù e l'esile stelo che lo faceva ondeggiare al minimo alito di vento davano l'impressione di un fiore pronto a rompersi per un nonnulla. 

Eppure quella fragile colorata bellezza, cresciuta in un prato esposto al gelo del nord, sarebbe morta per poi rinascere a primavera sempre uguale a se stessa, anno dopo anno. Al contrario delle cime dolomitiche alle nostre spalle che, dopo qualche migliaio o milione di anni (un'inezia per la Terra), frana dopo frana, sarebbero scomparse riducendosi a un mucchietto di sassi. 

È a questo che pensavo dopo aver lasciato quel prato per salire con G. più su, sugli spettacolari, meravigliosi, divertenti e aerei Costoni della Croda Rossa di Sesto più fragili di un fiore.

Attenzione! Questo giglio è protetto perciò non si può né raccogliere né calpestare ma in compenso si lascia fotografare in qualsiasi momento.

Prati alti della Croda Rossa di Sesto 

Dai Costoni della Croda Rossa di Sesto: Val Sassovecchio, Crode Fiscaline, Paterno, rifugio Locatelli alle Tre Cime


25 aprile 2020

24 Aprile 1943 a S. Domenico Loricato di Frontale di Apiro

IL Monte San Vicino da S.Domenico di Frontale

Il 25 aprile di alcuni anni fa, seguendo un sentiero dritto per dritto da Frontale di Apiro ,scoprimmo per caso tra le propaggini del Monte San Vicino, il luogo in prossimità del quale sorgeva l'antico monastero dedicato alla Santissima Trinità. Qui, nel 1060 moriva san Domenico Loricato, monaco camaldolese amico di san Pier Damiani, e nel 1302 il suo corpo fu traslato nella nuova vicina chiesa a lui dedicata. 
Negli anni successivi quella stessa chiesa e il contiguo edificio rurale divennero proprietà privata, l'intero complesso venne orribilmente rialzato e poi abbandonato e depredato. Oggi è diventato una specie di stazzo per animali.
Il prezioso messale di S.Domenico in pergamena del XI secolo rubato nel '26 dalla chiesa di Frontale e la cui proprietà è oggi contestata dallo Stato Italiano alla Morgan Library e Museum di New York proveniva da qui "in sua Vicini Montis eremo".

San Domencico di Frontale di Apiro


La ex chiesa di San Domenico Loricato


Frontale, ex chiesa di san Domenico Loricato


Sempre qui, negli anni anni Quaranta, vivevano i due cugini Pelucchini quando il 24 aprile 1943 durante un rastrellamento nazista vennero uccisi perché accusati di aver dato rifugio a dei partigiani. Una storia fatta di dolore per i due giustiziati e per le loro famiglie costrette poi ad una vita sempre più difficile  e travagliata in un ambiente  dove anche oggi, malgrado la natura sia di una bellezza che ti emoziona, per cavartela devi tirar fuori dalle braccia e dal cuore ogni grammo di energia e di volontà.

Frontale, S.Domenico: in ricordo dei cugini Pelucchini
Quel giorno, sempre lungo il sentiero,  incontrammo il figlio ottantenne di non ricordo quale dei due Pelucchini che, malgrado abitasse a Roma, ritornava tutti gli anni  a S. Domenico per ricordare suo padre e suo zio. Fu lui a raccontarci questa storia e quando gli chiesi che cosa ne pensasse di quel periodo, dei partigiani e dei fascisti e nazisti lui mi rispose di non avere rancore per nessuno perché "è stata la guerra a rendere gli uomini disumani" ma che se la sua testimonianza fosse servita per non far succedere di nuovo quelle tragedie beh! allora lui ci sarebbe sempre stato, per qualsiasi manifestazione a partire da quella del 25 Aprile. 


01 aprile 2020

La cripta di Sant'Ugo a Montegranaro

Cripta di Sant'Ugo , crocefisso ligneo del '500 
L’ingresso alla Cripta di Sant’Ugo si affaccia sulla strada che porta al centro di Montegranaro, in salita e in prossimità di una curva. Se non lo sai o vai di fretta fai fatica a vederla, malgrado il cartello turistico che la segnala. Il portone d’ingresso è piccolo, può far entrare non più di una persona alla volta, sembra più adatto a un’abitazione privata o a un locale annesso a un convento.

Ma appena apri quella porta e oltrepassi il gradino la sorpresa è immediata: davanti a te si allunga una sola navata ma con le pareti e la volta a botte affrescate da una serie di dipinti che originariamente coloravano ogni spazio e ti senti scaraventato prima nel Rinascimento  e pochi metri dopo nel Medioevo come in un film di fantascienza.

In effetti  ma mano che la guida, Luca Craia, ti porta dentro alle storie della chiesa, nella mente s’intrecciano tanti fotogrammi in successione: la costruzione dell’edificio intorno al 900; le diverse modifiche strutturali fino  a che un’altra chiesa sarà costruita sopra ad essa facendola diventare una cripta; i cicli di affreschi , evocativi di altrettante trasformazioni nella storia dell'arte figurativa, iniziati nel 1229 e terminati nel XVI (sembra di vederlo il pittore anonimo, nell’Adorazione dei Magi, alle prese con i cammelli, mai visti in vita sua, dipingerli “per sentito dire"). Poi l’abbandono, l’incuria, l’umidità che devasta gran parte degli affreschi,  la rinascita voluta da tutta la comunità cittadina, il recupero di un crocefisso ligneo del '500 depositato in altri locali, il restauro e infine l’associazione Arkèo di Montegranaro che si incarica gratuitamente di tenere aperta la cripta e fare da guida ai visitatori che ne usciranno stupefatti, come noi.

Con Sant’Ugo si ripete la storia tutta italiana e marchigiana soprattutto, della bellezza sparsa anche nelle più piccole  località e nei luoghi più impensati in un territorio la cui bellezza compete con l’arte e viceversa.

Cripta di sant'Ugo, l'ingresso

Cripta di Sant'Ugo

Cripta Sant'Ugo, Battesimo di Cristo e Adorazione dei Magi, 1299

Cripta Sant'Ugo, Adorazione dei Magi,  1299

Cripta Sant'Ugo, Madonna in trono,  'XIV secolo

Cripta Sant'Ugo, Albero della vita e Crocefissione, XIV secolo

Cripta Sant'Ugo, Albero della vita e Crocefissione, dettaglio 

Cripta Sant'Ugo, martirio di santa Barbara, 'XVsecolo

Le firme dei visitatori...incisori
Abbiamo visitato Sant’Ugo esattamente un anno fa, il mio primo giorno di pensione. È stata una scelta pianificata a tavolino il giorno prima perché a un giorno speciale volevo intrecciare un luogo speciale, e Luca Craia, malgrado fosse un giorno di chiusura, si è prestato a farci da cicerone in un primo caldo pomeriggio di aprile prima di recarsi al lavoro. Grazie di nuovo, Luca.





17 marzo 2020

Il Monte San Vicino



Gli Antiappennini e il Monte San Vicino visti dalla Croazia

Dalla Croazia, l'incredibile sguardo di Aleksandar Gospic (foto sopra) attraversa l'Adriatico e punta dritto verso l'antiappennino marchigiano dove, al centro, spunta un' inconfondibile sagoma trapezoidale. È il Monte San Vicino che, in questo tratto della catena montuosa, pur essendo di modesta altezza, all'incirca 1.500mt., accanto a sé non ha "rivali" né di lato ma neanche davanti, verso est e il mare. Ecco perché quel profilo è un marchio, anzi una specie di "faro" per chi abita nelle province di Ancona e Macerata.

È un "faro" che però cambia forma man mano che ci si sposta attraverso i punti cardinali. Andiamo a scoprirlo viaggiando in senso antiorario partendo da Apiro e tornando a Poggio S. Vicino: i due paesi a cui questa montagna fa quasi da tetto.
Vedremo il profilo addolcirsi per poi diventare quasi un cono a Nord. A Esanatoglia, a Est, ritorna trapezio ma con la cima stavolta, ovviamente, al contrario. Scendendo a sud diventa un vulcano e via via di nuovo trapezio.

Ma allora se volessimo raccontare questo monte quale profilo dovremmo scegliere se basta spostarsi di pochi chilometri per vederlo mutare. E chi avrebbe l'autorità per farlo? A nome di chi e di quale punto di vista...cardinale?

Sant'Agostino (354-430) chiedeva di "accettare le contraddizioni per amore della Verità". 
Di sicuro intendeva contraddizioni di più alto spessore però una risposta ce l'ha fornita e non solo per questa microscopica questione.

Dalle Piane di Apiro (MC)

Dalle parti di Ostra Vetere (AN)

Fabriano, dal Valico di Fossato  (confine Marche Umbria)

Dagli uffici del comune di Esanatoglia (MC) : qui la cima è rivolta a sinistra

Da Offida (AP) sotto il S.Vicino, Montalto Marche (?)

Da Urbisaglia (MC)

Da Castel Sant'Angelo di Cingoli (MC): in alto a sx  El Cito

Poggio San Vicino (MC)

Sulla cima del Monte San Vicino

Grazie a Bruna Stefanini e ad Aleksandar Gospic per le bellissime foto.

16 gennaio 2020

Anthropocene

Già dalle prime gigantografie della mostra multimediale, le immagini dei disastri ambientali ti arrivano dirette allo stomaco, come un pugno. Di sicuro era proprio questo l'intento degli autori di Anthropocene, l'evento che si è concluso pochi giorni fa al MAST di Bologna. 

Le gigantografie sono nitidissime, a volte si tratta di centinaia di scatti uniti in una singola foto da un hardware specifico, ti sovrastano, quasi ti cadono addosso, o meglio, ti fanno entrare dentro all'immagine, fisicamente. La scelta, poi, di indicare in ognuna delle didascalie soltanto la città e la nazione, escludendo quindi ogni riferimento alla singola impresa o multinazionale a cui affibbiare la colpa e la responsabilità di ciò che vedi, ti spiazza e man mano che ti  addentri nel percorso espositivo ti rendi conto che i materiali estratti servono per far funzionare il telefonino che hai in tasca, i fertilizzanti per pagare di meno il cibo che acquisti, la plastica per contenere l'acqua messa nello zaino... 

La responsabilità, quindi, coinvolge anche te e se non ne prendi coscienza non ci saranno vie d'uscita. Il senso di colpa ti assale insieme al timore di non poter più fermare quella macchina infernale e di ripristinare ciò che è stato modificato o distrutto. Ansia. Allora cerchi di condividere questa consapevolezza e le sensazioni del momento con uno sguardo, una parola o semplicemente stando vicino a chi conosci.

Ed è quello che ho cercato di raccontare con queste foto nell'ultima ora dell'ultimo giorno di apertura dell'evento.

Lagos, Nigeria -  Foto di Edward Burtynsky

Lagos, Nigeria - Mushin Market

Carrara, cava di marmo. Foto di Edward Burtynsky

Canada, Vancouver, abbattimento alberi con dinamite - Installazione di Jennifer Baichewal e Nicholas de Pencier

Cina, barriere frangiflutti  -   Foto di Edward Burtynsky




Bologna,  MAST  - Anthropocene