Adiacente alla Fontana di Trevi, la Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio |
Alle ore 13 di una caldissima giornata estiva, c'ero anch'io alla Fontana dì Trevi, poche ore prima della sfilata di moda di Fendi progettata in quella stupenda cornice. Mi ero rifugiato in cima alla scalinata dell'adiacente chiesa barocca dei Santi Vincenzo e Anastasio, all'ombra, proprio davanti al portone d'ingresso. Alle mie spalle filtrava un refolo d'aria meno calda, profumata d' incenso e di note d'organo appena percettibili, un'oasi! Sotto di me la piazza. Ne avevo il controllo totale.
Le tribune in cemento istallate per l'occasione e le transenne chiudevano il perimetro del monumento riducendo la larghezza delle già strette stradine circostanti. Malgrado l'ora, i 35 gradi di temperatura, i sampietrini bollenti (ci potevi cuocere la pizza) e le ombre degli edifici sempre più assottigliate, le fiumane di turisti non si arrestavano, continuavano a scorrere di continuo ed erano costrette a compattarsi per non mescolarsi in altri gruppi, in una babele di lingue e di effluvi da svenimento.
In quei pochi metri di spazio la globalizzazione era un dato di fatto. Malgrado le diversità dei tratti somatici, dei colori della pelle e delle lingue parlate, le sensazioni e le emozioni e i desideri ben visibili sulle facce delle persone erano uguali e trasversali in ciascuna nazionalità: stupore, allegria, curiosità, stanchezza, indifferenza, fame o voglia di una pennica, oppure pensieri inconfessabili del tipo ma chi me l'ha ffatto fa? mo me defilo e me ne vado a zonzo pe' conto mio...
Ero lì per caso, in tasca non avevo nessun biglietto d'invito perciò non avrei visto l'evento mondano della sera e non sarei stato compagno di... banco di Lagerfeld, peccato! Però una sfilata la voglio raccontare lo stesso: la sfilata delle guide turistiche. Nell'arco di una mezz'ora ne ho viste a decine, apparentemente insensibili al dolore fisico e agli umori del loro seguito, ciascuna con un segno di riconoscimento diverso: ombrello, cappello, paletta numerata, bastone o asta allungabile con su foulard, bandierina, stendardo, pompon, pelouche e chissà quant'altro.
L'Asta d'Oro per la migliore guida l'assegno a una donna, capo comitiva di una ventina di americani. Organizzatissima, con la destra impugnava un ombrello e un'asta con ben due foulard intrecciati mentre con la sinistra indicava di qua e di là. Parlava normalmente, senza alzare la voce, tanto un piccolo microfono fissato sul badge appeso al collo le consentiva di farsi ascoltare da tutto il gruppo munito di auricolari. Camminava con passo deciso, autorevole e disinvolto malgrado il caldo, la ressa, i soliti sampietrini bollenti e i suoi sandali con tacco 12.
Il pomeriggio dovevo trovarmi nella Pontificia Università Gregoriana, a pochi passi dalla Fontana di Trevi ecco perché mi trovavo da quelle parti. Il pranzo, quasi in solitaria, nell'esagerato quadriportico della facoltà mi risollevava da tutte le tribolazioni della giornata.
Roma, Pontificia Università Gregoriana |
Bello il contrasto tra il "cannibalismo" turistico estivo e la sensazione di tranquillità che ispira l'ultima foto. Ciao!
RispondiEliminaappena entri nel quadriportico ti sembra di stare in un'altra dimensione, Roma ti sembra distante anni luce, poi come t'affacci dal portone...
Eliminacome al solito vedi quello che a chiunque sarebbe sfuggito...grande Leo!
RispondiEliminaGrazie Bruna :)
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