Ascoli Piceno, chiostro San Francesco |
Ascoli Piceno malgrado la pioggia la neve e il vento gelido, che sbuffava tra le rue (vicoli) come se intendesse trasformaci lì per lì in due statue di ghiaccio, era sempre stupenda. Camminavamo con il cappuccio in testa e lo sguardo rivolto in basso per evitare le pozzanghere ma per poco non ci scontravamo con un elefante: naso contro pancia del pachiderma fermo al centro del marciapiede. È stato un totem informativo sulla Cracking Art (qui), poco distante, a trasformare la sorpresa nel desiderio di ri-scoprire la città nel poco tempo che ci restava.
Sembrava che da un circo fossero fuggiti coccodrilli, elefanti, lumache giganti, rane, suricati, orsi, lupi... Tutto il centro storico ne era invaso. Grandi e piccole installazioni di plastica dai colori accesi si contrapponevano al travertino, colmavano gli spazi delle piazze, i vuoti e i profili dei palazzi: la plastica contro la pietra, le forme curve degli esseri viventi contro le geometrie architettoniche, i colori artificiali contro quelli naturali. Il confine tra natura e cultura e tra passato e presente era davanti a noi, nitidissimo, con tutte le sue contraddizioni e risvolti etici e ambientali. Ne usciva una città a quattro dimensioni, completamente rinnovata e coinvolgente.
Per chi vorrà vederla, e ve la consiglio, l'installazione proseguirà fino al 17 febbraio.
A Trento i pinguini plasticosi su un balcone ad Ascoli il resto dello zoo. Ascoli fu una sorpresa inaspettata, nessuno parla mai della sua struggente bellezza. Ne ho un ricordo torrido, un agosto di circa 18 anni fa con 40 gradi e mia nipote allora piccolo gnomo che gira con il ciuccio e la coperta di Linus e noi che temevamo che ci si sciogliesse
RispondiEliminaGià, struggente è la parola che si incastra perfettamente su ogni pietra di Ascoli.
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