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20 aprile 2015

Il 43° parallelo nord di Grottammare

Grottammare (AP)


L'immagine era surreale: il treno se ne stava fermo sui binari, fortemente inclinato verso la Statale Adriatica, mentre il 43° parallelo nord di Grottammare sembrava attraversarlo all'altezza di uno scompartimento. Ho avuto il tempo di parcheggiare l'auto e di vedere all'interno della carrozza  una ragazza leggere un libro con il viso quasi attaccato al finestrino. Lei mi ha guardato mentre scattavo la foto e si è subito rituffata nella lettura.

Chissà, forse non si era ancora resa conto che il 43° parallelo nord  la sfiorava a pochi centimetri dagli occhiali per poi fiondarsi alla velocità della luce sull'Adriatico e,  in sequenza, in Croazia, Bosnia, Montenegro, Kosovo, Serbia  Bulgaria, sul Mar Nero,  Mar Caspio, nella  Russia, nel Kazakistan, in Cina (Sinkiang), Mongolia, Korea del Nord, a Vladivostok, nel Mar del Giappone, in Giappone (Hokkaido), sull'Oceano Pacifico, negli Stati Uniti (dall'Oregon a New York ), sull'Oceano Atlantico, nella Spagna del Nord, Francia del Sud, sul  Mar Tirreno, Golfo di Baratti e, finalmente, di nuovo a Grottammare.
Il giro del mondo in un respiro.

Era naturale chiedersi quante altre persone stessero leggendo lungo il parallelo in quello stesso attimo. E in che modo? Alla luce del sole o di una lampada o del fuoco; sotto una tenda o una casa o in viaggio; al caldo o al freddo; sedute sulla poltrona o a terra con le gambe incrociate o in piedi rivolti verso La Mecca? Le pagine scritte in quale alfabeto? Da sfogliare da destra a sinistra o viceversa?  

La linea virtuale del parallelo inventata per far ritrovare l'umanità nell'enorme spazio terrestre  ma anche per dividerla con confini e fili spinati, stavolta, serviva anche per unire gli uomini  sotto il segno del libro.



per la giornata mondiale del libro, 23 Aprile 2015







13 febbraio 2015

La piccola eternità

Lungomare di Grottammare


La scritta sulla spalletta di un ponte nel lungomare di Grottammare contiene, come in una regola tacita, i soliti due cuori, le iniziali dei nomi, la data e la frase d'amore: in questo caso la strofa della delicata e struggente canzone-poesia " Lo Straniero" (1969) scritta e cantata da George Moustaki .

Ma se, normalmente, il tempo dell'amore descritto sui muri è vago e impalpabile perché eterno e senza fine, qui, invece,  l'eternità è piccola e il tempo è comunque scandito dalla certezza della morte.  Non so chi siano "E" e "C", se lui (o lei) abbia scelto questo testo per la concretezza del contenuto o, semplicemente, perché l'ascolto di questa canzone ha fatto da sfondo al loro primo bacio,  però bisogna essere lucidi e determinati, non solo innamorati, per affidarsi a un progetto come questo.

Quando passo di lì, non vi  nascondo che continuo a fare il tifo e a sperare per quella loro piccola* eternità.

Buon san Valentino!



* nel testo originale l'eternità è breve